| Raizo arrivò in cima alla collina in tarda notte. Un paio di volte rischiò di essere notato ma fece bene il suo mestiere. Si appostò in cima ad un albero, coperto dalle fronde basse, ed attese con orecchie ed occhi vigili. Verso le 3 di mattina, un gruppo di uomini si diresse verso la casa del daimyo. Le guardie, appena avvistati, se la svignarono verso il villaggio.
Ci siamo...
Con un salto repentino e silenzioso atterrò sul tetto della casa, ascoltando attentamente ciò che dicevano.
...non vorrai che succedesse qualcosa alla tua cara figliola, vero?
NO! Non toccate la mia Ishima, ve ne prego!
E allora sgancia la grana, vecchio!
Zitto, Tsuji. Daimyo, siamo in attesa del nostro pagamento settimanale. Non sentiremo scuse e non ci muoveremo finche non avremo riscosso la tassa di vita della vostra figlia.
Ma... io non ho quei soldi. L'amministrazione del villaggio mi porta via tempo e denaro, senza contare i pagamenti arretrati che abbiamo con Suna. Potreste darmi un mese?
...e va bene, ma dovrai pagare il doppio.
Gli uomini chiusero la porta sbattendo, e se ne andarono sorridenti e farfugliando tra di loro. Il daimyo, in pena per la figlia rapita, ruppe a piangere. Raizo ebbe un momento di esitazione, ma lo dovette fare, quell'uomo aveva bisogno di conforto. Scrisse una breve lettera su un foglio di carta e lo attaccò ad un kunai, il quale dopo fu lanciato verso la finestra del Daimyo
Le forze di Suna stanno arrivando, non si demoralizzi e non perda il senno. Non riveli a nessuno il nostro arrivo. Li coglieremo di sorpresa quando meno se lo aspettano. Tra un mese saremo qui, pronti per liberarVi da questo male, e successivamente riscatteremo sua figlia. Ripeto, non dica nulla.
Raizo Akasuna, Genin della sabbia.
Sapeva che l'uomo si sarebbe commosso da quella notizia. Silenzioso, si diresse verso le porte del villaggio della terra, pronto a tornare a casa.
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