Infermeria

Si tratta dell'infermeria dell'arena e si deve postare qui qualora dopo uno scontro si necessiti di qualsiasi tipo di cura medica! Essa è situata sotto gli spalti dell'arena stessa!
Recuperete il 20% di Vita ad ogni giorno. Se vi ritroverete esausti (Vita=0) impiegherete al massimo 5 giorni per potervi ristabilizzare completamente.

Edited by Onoki "the Boss" - 6/6/2013, 15:16

Tacito è il mio volto nel vedere il mio avversario battere la ritirata.
Non avevo dovuto neanche svelare la mia innata; che fosse un segno. Chiusi gli occhi, portai il capo dinnanzi al cielo ed inspirai profondamente. Strinsi i pugni e pensai – “E’ vero. Il sole splende più che mai, oggi, a Konoha” – poi sorrisi, questa volta però, tenni tutta quella sovrastruttura muscolare per una decina di secondi. Finì di inspirare e sentì in dovere di ritirarmi. Saldai al meglio i guanti neri che indossavo, ricomposi il mio ciuffo bianco e diedi le spalle all’arena: avevo vinto l’incontro.

Entrai nel corridoio principale e mi posi alcune domande – “Chissà Onoki come se la sarà cavata” – sorrisi pensando che sicuramente quel ragazzo dall’aspetto tanto bizzarro sarebbe potuto essere mio avversario. Biascicandomi nei diversi cunicoli intravidi da lontano un ragazzo assai mal messo; non capì con esattezza cosa avesse. Con fare leggermente più spedito mi portai in avanti e quando fui dinanzi alla porta, intravidi la scritta – “Infermieria” – bazzicai in mente diversi pensieri ed ivi entrai – “E’ permesso?” – dissi senz’attendere oltre. Non vidi altro se non un’infermiera con un giovine adagiato sul lettino: lo stesso giovine di prima – “Ciao” – dissi con tono incuriosito – “Spero tu stia bene” – poi riflettei per bene e dissi – “So che non è il momento opportuno per le presentazioni, ma io sono Shion Goto. Posso esserti utile?” – allora attesi una risposta del giovine che, nel mentre, veniva curato dal ninja medico donna.

“Non credevo che un ninja che è venuto qui per partecipare agli scontri potesse provare pietà per un perdente come me. Comunque io sono Menma Shirokuni, piacere di conoscerti Shion. “ – riflessi, poi esclamai – “Pietà?” – sorrisi a bassa voce, chiusi gli occhi ed alzai il braccio sinistro. Feci qualche passo in avanti e mentre portavo il braccio in posizione orizzontale lo avvicinai al lato del ninja medico, poi voltai il capo a sinistra e dissi – “Prenda pure. Ho terminato il mio scontro. Non ho bisogno di chakra, per ora” – nel mentre attesi una qualche azione del ninja medico, continuai a rivolgermi al ninja – “Dicevi pietà, perdente, giusto?” – fissai il soffitto ed esclamai – “Chi ti ha ridotto così?” – una ferita di quel tipo, una così vasta ferita, non poteva essere opera di un ninja comune. L’avversario di questo Shirokuni doveva essere stato parecchio violento e forte. Abbassai il capo, sorrisi e lo fissai: ora attendevo che mi spiegasse chi fosse il ninja che lo aveva ridotto così, e quali abilità avesse mai dovuto possedere per provocare una ferità così profonda.

“Potresti anche metterti a ridere ma non mi importerebbe minimamente, mi sono ridotto così a causa di carte bomba e attacchi a base di Sharingan” – adagiai il braccio sinistro e lo portai in posizione verticale; il tutto, mentre ascoltavo le parole di quel ragazzo. Non mi resi conto di ciò che aveva detto, o forse non volevo sentirmelo ripetere. Strinsi i pugni, aggrottai la fronte ed abbassai il capo – “Hai detto Sharingan?” – poi iniziai a mordermi il labbro inferiore – “Quegli occhi. Devo scoprire la verità” – pensai non curante del fatto che le mie emozioni stavano sgorgando nel momento e nel posto sbagliato. Mi persi qualche altro secondo a rilettere, poi i miei occhi si riempirono colmi d’odio e tristezza – “Ho letto che quell’occhio appartiene ad un clan famosissimo a Konoha: il clan Uchiha” – poi cercai di ristabilirmi emotivamente – “Potresti fornirmi qualche informazione su quel ninja? Che jutsu usa, come li usa, cosa permette di fare quell’occhio. Ho bisogno di quante più informazioni possibili.” – intanto strinsi più forte i pugni delle mani – “Un Uchiha, eh?” – attesi dunque una risposta dal quel ninja.

Fissai Il ragazzo, ascoltai ogni sua parola con fare assai zelante – “ La nebbia ha colpito molte volte il campo di combattimento, non so molto oltre che quando lo attiva aumenta la sua velocità... Attento però alla sua agilità con la tecnica che utilizza quando lancia tre oggetti insieme” – nel mentre, riflettevo a ciò che il ninja diceva – “Quindi con lo Sharingan aumenta la sua velocità?” – continuai ancora ad ascoltarlo – “Non ne sono sicuro ma sono sicuro che possiede qualcos'altro oltre lo sharingan.. Qualche elemento oppure qualche altro genjutsu” – continuai ad ascoltarlo e capì che aveva smesso di proferire parola – “Ti ringrazio” – dissi con tono quasi apatico. Ora le mie mani smettevano di tremare – “La tua sconfitta non è stata vana” – dissi sorridendo – “Ti auguro buona guarigione” – mi voltai, chiusi gli occhi ed uscì da quella stanza .

Il corridoio era diventato l’unica casa per me in quel momento - “Ancora loro? Ancora questi Uchiha? Ma cosa c’entrano con il rapimento?” – i miei pensieri diventavano sempre più forti. Sempre più intensi: quell’Uchiha avrebbe dovuto nascondere una cruda verità. Ora la mia unità meta erano gli spalti. Dovevo raccogliere informazioni sui ninja che ancora stavano combattendo.

Aspettò che il tizio entrato con l'intenzione palese di raccogliere informazioni si allontanasse, origliano più o meno consapevolmente il discorso.
Poi, impassibile, attese che anche l'infermiera si dirigesse altrove. Quando finalmente ciò accadde, lasciando Menma in una pacata quiete, Kiria fece il suo ingresso nella stanza, i lunghi capelli sciolti sgocciolanti per l'incessante pioggia.
Il suo sguardo fisso sul ragazzo era privo di pietà, di compassione, di qualsiasi sentimento. Gli occhi, del loro grigio "normale", non esprimevano esattamente nulla, come nulla avevano espresso durante il duello, poi prese una sedia e con molta tranquillità la portò vicino al letto di Menma, i capelli che le ricoprivano l'intero vestito, ivi incluso lo stemma del clan.
<il mio nome è Kiria Yami Uchiha> ripeté, sorridendogli degli stessi sorrisi che gli aveva dedicato durante lo scontro, di solito prima di esplodere. <mi dispiace risultatere ripetitiva, ma credo tu abbia percepito solo il mio cognome all'inizio dell'incontro > continuò, accigliando lo sguardo.
<poteva capitarti di peggio, per le ferite>. Non erano scuse, come se le condizioni in cui verteva il ragazzo non dipendessero da lei. Lo fissava incuriosita, ponendo particolare attenzione alle ferite, quasi come se fosse la prima volta per lei trovassi di fronte qualcuno in quelle condizioni.

Alla parola "pietà" lo fisso contrariato, accigliando lo sguardo. Lasciò che si sfogasse, senza interromperlo, ascoltando le sue accuse senza cambiare minimamente espressione. Già in passato le erano state rivolte simili critiche, seppur lei non ricordava che da piccola le rare uscite di famiglia comprendessero "sterminio delle famiglie altrui".
<non provavo pietà per te quando ti nascondevi nei cunicoli o sanguinavi innanzi ai miei occhi, non vedo perché dovrei provarne ora> cominciò, legando nuovamente i capelli in modo che il pallido collo fosse scoperto, un unico piccolo neo che lo macchiava dal lato destro.
<ero venuta a chiederti della nebbia e della pioggia in realtà, ma vedo che hai un'idea distorta della realtà che mi sento in dovere di correggere> mentre le parole venivano proferite, lente quasi a volersi imporre nella mente del giovane, Kiria scoprì la gamba sinistra per prendere un kunai, giocherellando poi con questo, lasciando che di tanto in tanto lo sguardo cadesse su Menma.
<se avessi creduto di esser superiore a te, non avrei attivato sin da subito lo sharingan, impegnandomi, ma capisco che tendenzialmente un simile potere può offuscare la mente respirò, per poi alzarsi e sedersi sul letto, riducendo la distanza tra i due a pochi centimetri.
<immagino sia un dolore grande quello che ti ha segnato, ma non credo che gli Uchiha vadano in giro ad uccidere famiglie per passatempo. E, inoltre, rivesti me di determinate caratteristiche pur non conoscendomi, in modo tremendamente infantile. Ho forse fatto qualcosa che ti ha fatto presupporre io sia come gli Uchiha che hanno ucciso la tua famiglia? chiese fissandolo, i grandi occhi grigi alla ricerca dei suoi, mentre il kunai era posto nella mano destra, la più lontana a Menma in modo che questo non potesse fraintendere le sue intenzioni, capendo che non voleva fargli del male.

Era solita fare finta di non capire il dolore intrinseco nella morte di un parente, nella solitudine, potendo così ignorare totalmente il suo passato, come un passato senza memorie perso in un'esistenza vuota.

Le sembrava tanto strano che mercanti descritti come "innocui" e estranei a eventi rilevanti suscitassero le ire del suo clan, ma cacciò fuori un po' del suo scarso buon senso nell'evitare di rievocare ricordi dolorosi -o probabilmente ritenuti tali-, poi fissò la pioggia battere contro i vetri della finestra, appurandosi che -come sospettava- Menma non era stato l'artefice di tali cambiamenti.
Qualcosa stava succedendo, qualcosa di talmente grave da far allontanare i Kage, ma era proprio la loro presenza con la fonte di tali avvenimenti a tranquillizzarla: lì erano al sicuro.
Doveva e poteva ignorare la situazione per un po', placando la curiosità che cresceva in lei.
<non c'è nulla di cui preoccuparsi, allora> affermò infine abbozzando un sorriso, per poi alzarsi, posare il kunai e avvicinarsi alla porta.
<se non hai altro da dirmi, allora, io vado>.